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Il mondo cambia, la comunicazione anche: Facebook&Co sono le nuove frontiere.


Sicuramente l’umanità ha vissuto un momento simile, quando è stata inventata l’automobile o quando hanno inventato il telefono: tanti a dire che non era per loro, che preferivano le sane abitudini di una volta, che avrebbero continuato ad usare la carrozza e a scrivere lettere, perché più bello, più sano e così via. E sono sicuro che ci credevano davvero.

Ma il progresso non si è fermato e oggi, nonostante i contro che non staremo qui a sottolineare, tutti usano l’automobile per spostarsi e fanno telefonate in continuazione.

Ecco, probabilmente in questo momento, la comunicazione sta vivendo un’era simile, quella di un cambiamento epocale: la comunicazione attraverso i social network.

Facebook non è stato il primo ad imporsi, anticipato da MySpace, che per qualche tempo è stato il primo a permettere alle persone di tenersi in contatto attraverso il web in una piattaforma fatta come una piazza, in cui tutti potevano conoscere tutti e in cui si poteva parlare di tutto. Ed è stato il mondo della musica il primo a capirne le potenzialità, anche se poi è stato l’ultimo a capire come il web stava modificando anche il mercato, ma questa è tutta un’altra storia.

I fan potevano scrivere al proprio idolo che rispondeva praticamente immediatamente, cosa da non credere e c’erano giovani che andavano in giro dicendo di essere “amici” di Tizio Vip o di Sempronio Star. Una vera rivoluzione, perché in qualche modo era vero.

Poi è arrivato facebook, che ha sdoganato il nuovo modo di comunicare verso tutti, con un concetto molto semplice: ritrova i tuoi vecchi compagni di scuola, i tuoi vecchi colleghi e i tuoi vecchi amici che non sai più dove sono, ma “vedrai che sono su Facebook”. E questo ha portato intere popolazioni ad iscriversi ad un social network, per fare, vedere, scrivere, spiare, leggere, curiosare nella vita altrui. Insomma un bar di pettegole all’ennesima potenza.

Questo gli ha permesso di diventare il mostro comunicativo che è oggi.

Nel momento in cui scrivo sono oltre 26 milioni gli italiani iscritti a Facebook e oltre un miliardo e duecento milioni in tutto il mondo, la terza nazione più popolata al mondo dopo India e Cina. Un vero esercito, di clienti. Eh si, ho detto proprio clienti. Perché ditemi un po’, chi non ha sognato un posto dove poter intercettare tutti i clienti possibili, profilati per interessi, età, luogo, abitudini, istruzione, religione, lavoro, stile di vita senza dover investire milioni di euro ma semplicemente raccontando con qualità e attenzione il proprio prodotto o il proprio servizio? Ecco quel posto oggi si chiama Facebook.

Facebook è un luogo dove le persone passano un po’ del loro tempo libero alla ricerca delle cose e delle persone con cui vogliono avere un legame. Quindi fanno richieste di amicizia o mettono il fatidico Mi Piace alle pagine che incontrano il loro consenso, per i motivi più disparati: perché è qualcosa che gli piace, è qualcosa che usano, è un posto che frequentano, è qualcosa che gli ricorda il loro passato e gli fa vedere il loro futuro. Insomma un’enorme piazza virtuale, dove ci si scambia consigli, si leggono le notizie di attualità e si vedono offerte e promozioni riguardanti le cose che ci piacciono. Esatto, le cose che ci piacciono e ci interessano. Perché Facebook sta proprio molto attento all’esperienza utente, che deve essere gradevole e interessante e quindi gli mette a disposizione tutti gli strumenti per far sì che la propria Home, il proprio Feed, come si dice in gergo, sia personale e selezionato.

Insomma, un mondo regolato da un algoritmo complicatissimo e spesso segreto che sta progressivamente piantando le sue radici nella vita di ognuno di noi.

E Facebook non è che la punta di un iceberg che ci sta puntando dritto addosso.

Twitter, il social dei 140 caratteri, è il più usato dai mezzi di comunicazione, anche tradizionali, televisione compresa. La sua struttura lo ha fatto preferire al suo alter ego più famoso anche dai programmi di massa. Quante volte vi sarà capitato di guardare un programma in Tv e scorgere il fatidico cancelletto vicino ad una parola o una frase, spesso il titolo del programma (#amici #JuveMilan #TheVoice ecc). Si chiama Hashtag e serve per parlare tutti insieme di un determinato argomento che viene appunto evidenziato.

Senza entrare per ora nelle specifiche di questo social ( lo faremo in uno dei prossimi numeri di questa rubrica) possiamo però dire che è il secondo social più usato ( e forse anche più popolato). La maggior parte delle personalità del pianeta usa twitter per comunicare con i proprio followers, che altro non sono che i fan di Facebook, le persone che ti seguono insomma. Quindi su Twitter si trovano artisti, politici e capi di stato, il Papa, calciatori, rock star ecc. La differenza principale è che qui non si chiede l’amicizia, che poi qualcuno ti deve dare, ma si seguono i profili, per rimanere aggiornati sulle cose che pubblicano. Così ci sono profili Twitter che hanno milioni di follower e che seguono 5 profili: magia di twitter.

Nel mare dei social un posto rilevante lo sta conquistando Instagram, il social delle foto ( e dei video brevi). Un social dominato anch’esso dagli hashtag e che sta sempre prendendo piede nel cuore dei più giovani, che si vedono i loro profili Facebook controllati a vista da genitori, insegnanti e datori di lavoro. E poi star e starlette che amano condividere le proprie foto hanno fatto il resto. Nato come applicazione che permetteva di modificare le foto con filtri carini e efficaci, Instagram si è aperto la strada ed è stato acquistato qualche mese fa dallo stesso Facebook ( che per chi ancora non lo sapesse ha acquistato subito dopo anche Whatsapp). E poi non dimentichiamo Google Plus, il social di Google, che non ha ancora ben compreso che cosa diventerà da grande ma che essendo appunto figlio della grande G ha sicuramente un posto di rilevanza nella scienza dell’indicizzazione dei post, che per chi non capisce cosa sto dicendo, è quella scienza per cui se cerchiamo qualcosa su Google appare proprio quel link e non un altro.

E Pinterest, e Vine e Youtube, già non dimentichiamo YouTube, che a suo modo è assolutamente un social network e tra i più frequentati del pianeta.

Ma cos’hanno in comune tutte queste piattaforme di comunicazione social? E perché possono essere utili al nostro settore qualunque esso sia? E come possono dei semplici utenti diventare dei nostri affezionati clienti? Beh qui la risposta può essere lunga e complessa.

Innanzitutto bisogna soffermarsi su di un concetto importante: la web reputation. Cos’è? Semplicemente la versione web della reputazione o meglio, quando si parla di un brand, della percezione che gli utenti hanno del brand stesso. Non dobbiamo dimenticare che ci sono generazioni che sanno quello che sanno e conoscono quello che conoscono perché lo “hanno visto su internet”. Ciò vuol dire che per loro quello che su internet non si trova, non esiste. E quindi tutta la storia passata, quello che si è fatto prima si perde nei ricordi di chi c’era. Possiamo sembrare un po’ esagerati ma in alcuni casi è assolutamente così.

Diventa quindi fondamentale creare contenuti che riportino a te, alla tua azienda, al tuo brand, al tuo lavoro, al tuo servizio per farli incontrare con gli utenti e le loro reti. Ecco, le reti sociali sono il fondamento di questo nuovo modo di comunicare. Ognuno di noi è in contatto con qualcuno che fa qualcosa, che vede qualcosa, che parla di qualcosa e che lo condivide sul proprio social preferito. Quindi noi stessi veniamo in contatto con queste cose e ne abbiamo una sorta di recensione (quando di recensione non si tratta), una sorta di primo contatto che in qualche caso ci spingerà a saperne di più o comunque a conoscere quel prodotto, quel posto, quell’esperto, quella persona. Ed questa la vera forza dei social. Le reti sono il fondamento del nuovo modo di comunicare. Questo fa sì che tutti abbiano un certa influenza verso qualcun altro, ponendo tutti sullo stesso piano: noi che parliamo di noi stesso e quelli che parlano di noi, il tutto mischiato in un unico brodo comunicativo che, se virale, arriva dove nessun altro mezzo di comunicazione è mai riuscito ad arrivare, al cuore delle persone.

Quindi, ricapitoliamo: web reputation che si creare con la creazione di contenuti che le reti di persone condividono, commentano e apprezzano. Semplice. Più a dirsi che a farsi a dire la verità. Perché qui succede qualcosa che prima non succedeva: non si può parlare di noi stessi in continuazione, del nostro brand, del nostro prodotto, di quanto siamo bravi ecc. Insomma non si può fare quella che era la vecchia pubblicità. Perché? Perché quasi mai la pubblicità è condivisibile, quasi mai pretende una risposta dal consumatore, insomma di solito è univoca: io parlo, tu ascolti. Nel social, lo abbiamo detto, siamo tutti uguali, tu parli, io rispondo e dico la mia, sempre che mi interessi farlo. Quindi tu devi spingermi a farlo, quindi devi coinvolgermi, devi creare interesse verso quello che fai o quello che vendi e, cosa importa, devi farmi capire quanto sei bravo, quanto forte sei azienda, quanto professionalità c’è in quello che fai, per aumentare la percezione che io ho di te e quindi per aumentare la tua web reputation. Questo è sicuramente il passo più importante che bisogna fare per cambiare mentalità e cominciare a comunicare in maniera nuova e soprattutto in maniera social.

Uscire dal consiglio di amministrazione e riversarsi in piazza, con tutti i nostri clienti e consigliare, condividere, regalare, insomma motivare ad essere seguiti, attraverso appunto i contenuti che divulghiamo sui social. Diventa questa la vera sfida del social networking, che è un vero e proprio lavoro. Va fatto con precisione, costanza, impegno, strategia, dedizione e creatività. Non basta aprire il profilo e ogni tanto mettere su qualcosa, altrimenti si cade nella trappola che “il social non funziona”. Non funziona se non lo sai usare. Se non si è avvezzi alla tecnologia e ad internet in generale bisogna affidarsi a dei professionisti che facciano insieme a te il lavoro che deve essere fatto, che ti aiutino a creare i contenuti, che pubblichino per te quando tu sei impegnato, che ti facciano un resoconto di quello che la rete dice di te e con te.

Perché se una volta dovevi fare pubblicità su di un giornale chiamami un giornalista che scriveva un articolo su di te ed un fotografo che faceva le foto, oggi devi chiamare un Social Media Manager che prepari le foto per Facebook, che metta gli hashtag corretti su twitter e che ti prepari un video per Youtube.

Certo si può imparare a fare tutto da soli, con un po’ di tempo a disposizione e con qualche consiglio giusto qua e là, come quelli che tenteremo di darti noi in questa rubrica dedicata al social network e al fantastico mondo della comunicazione 2.0 (ormai quasi 3.0).

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